Ne te quaesiveris extra.
lunedì 26 novembre 2018
Never Enough.
venerdì 15 settembre 2017
Half.
Certo, sono tipi di sofferenza diversa. Una è dolce, serena, che però ti consuma piano piano. L'altra è struggente, snervante, ti rende impotente.
Ma è pur sempre sofferenza.
Ambivalente.
Non ho mai avuto modo di dirti ciò che provavo per te, ma anche se ci fosse stata l'occasione, non avrei potuto dire nulla. Sapevo che non potevi ricambiare i miei sentimenti.
Mi sono ritrovata intrappolata in questa spirale di emozioni talmente intense da farmi perdere le forze di lottargli contro. E tu sei sempre rimasto all'oscuro di tutto.
Sapevi l'effetto che mi facevano i tuoi baci, le tue mani. Eppure penso che tu non abbia mai sospettato quanto sia stata pericolosamente vicina all'oro del baratro.
Quante volte mi sono chiesta se ciò che sentivo potesse essere amore... Probabilmente lo sarebbe diventato se non mi fossi trattenuta.
Chissà come ho fatto a mettere un freno al sentimento più bello che abbia mai provato.
Adesso faccio così tanta fatica a fingermi indifferente quando ci ripenso.
Sogno ad occhi aperti di vederti di nuovo, di buttarmi addosso a te, risentire il tuo profumo, e lasciarmi baciare fino allo sfinimento.
Ero pronta a darti tutta le stessa, se tu lo avessi voluto. Ma non è stato così.
Non sono mai riuscita a capire cosa volessi da me, non lo capisco tuttora.
Io ci ho provato ad essere all'altezza, ad essere abbastanza. Volevo che non riuscissi a fare a meno di me, così come tu eri diventato la mia droga.
Gave you all of me
and now honestly I got nothing left,
Cause I loved you dangerously.
mercoledì 16 agosto 2017
Sinfonia.
Eppure in questo momento so di non esserlo.
Anzi, sono in preda alla confusione, all'insoddisfazione, alla frustrazione, forse anche alla paura.
Da più di un anno non capisco più cosa voglio, cosa penso, cosa provo.
Di giorno in giorno cambio parere, non riuscendo mai a prendere una decisione.
L'unica certezza che ho è che anche se è nella mia indole essere così indecisa, questa volta è diverso.
Qualche giorno fa ho letto una frase che mi ha fatto riflettere:
"No te quedes en un lugar donde no puedas florecer, aunque te guste."
E la verità è che io mi sono adagiata in questo posto, estremamente comodo, ma che non mi sta facendo fiorire.
Ma, alla fine, il posto precedente non era chissà quanto meglio. Non mi dava nulla di ciò che realmente desideravo.
Eppure ero così felice, così piena di emozioni.
Ora mi sento quasi vuota, come se ci fosse una sola nota a suonare nel mio cuore. Sempre la stessa, piatta, monotona nota.
Mentre io vorrei tornare a sentire al mio interno una sinfonia.
giovedì 28 gennaio 2016
08.10.2015
La stanza quasi
completamente in penombra, tranne per le lucine multicolore al neon.
Il tuo odore
impresso in ogni singolo oggetto della camera, che ho visto soltanto tre volte
ma che ormai ricordo a memoria. È tutto così familiare, come se ci avessi
passato una vita intera lì dentro.
Le lenzuola
ancora fresche e profumate sotto i nostri corpi, vicini abbastanza da rendere
elettrostatica l'aria che ci separa.
Le note di
Einaudi che sembrano scivolarci addosso, mentre le mie dita seguono
delicatamente il contorno del tuo viso.
Ti sfioro le
labbra, che si socchiudono quasi senza che te ne accorga, scendo verso la barba
e sorrido. Chi l'avrebbe mai detto che mi sarebbe potuta piacere così tanto.
Proseguo sulle guance e mi fermo ad accarezzarti gli occhi, inarchi le
sopracciglia. È incredibile come il tuo corpo risponda immediatamente al mio
tocco.
Continuo sul collo, giro verso la nuca e passo ai capelli.
Emetti un suono gutturale, in segno di approvazione. Sorrido
ancora, compiaciuta. I grattini sono qualcosa che potrebbe farti chiunque,
eppure so che nessuno riuscirebbe a provocare le stesse reazioni che ti provoco
io.
Intanto le canzoni si susseguono, l'atmosfera si carica, ma
allo stesso tempo si alleggerisce.
Ti giri verso me, con gli occhi ancora chiusi, posi una mano
sul mio fianco e mi tiri a te.
Il solo contatto della tua pelle sulla mia mi fa salire un
brivido caldo per la schiena. Le tue mani iniziano a sfiorarmi delicatamente.
Schiena, collo, pancia, gambe, braccia. Si soffermano su alcuni punti il tempo
necessario a farmi scordare perfino il mio nome per un istante. Mi stringi
ancora, di più. Le tue labbra si poggiano sulla mia fronte.
"Sudi", dici.
"Lo so".
Il mio corpo reagisce così al tuo tocco, lo sai già. Mi
scaldi fino alla ossa, ti basta passare un dito sulla mia pelle.
Mi prendi il viso e ti avvicini, non posso fare a meno di
sospirare. Fai lo stesso anche tu, i nostri aliti si intrecciano.
Il cuore mi batte a mille, appoggi la mano sul mio petto e
lo senti. È questo l'effetto che mi fai, l'attrazione è alle stelle ormai.
Le nostre mani continuano a muoversi, la musica va avanti.
Tocca a me prenderti il viso, la tentazione di accorciare
definitivamente la distanza è molta, ma resisto. In fin dei conti, è questo il
momento che preferisco.
Il tuo tocco si fa più pesante e io non riesco a fare a meno
di prenderti la maglietta e tirarti verso di me.
So che mi aspettano ancora alcuni attimi di tortura, ma alla
fine mi bacerai.
E proprio mentre la Primavera di Einaudi arriva al culmine,
le tue labbra si posano sulle mie.
I baci si fanno intensi, sempre più caldi e umidi. I tuoi
occhi sono ancora chiusi, ma so che appena finirai di sfilarmi i vestiti non
riuscirai a togliermi lo sguardo di dosso. E so anche che ormai questa cosa non
mi dà il minimo fastidio. Anzi, mi piace il modo in cui mi guardi e subito dopo
sporgi in avanti il labbro inferiore e capisco quello che stai provando.
Io invece ti guardo di nascosto, solo quando so che non puoi
vedermi. E so che l'unico momento in cui non riesci a tenere gli occhi aperti è
alla fine, quando ti si spezza la voce e ti lasci cadere su di me fino a
recuperare il fiato. Adoro guardarti in quel momento, perché sembri vulnerabile
anche tu, come me.
sabato 26 dicembre 2015
Oltremare.
Non riusciva a trattenerla, come la sabbia che le scivolava via tra le dita.
Non riusciva ad assaporarla, come i baci che aveva vissuto soltanto nei sogni.
Non riusciva neanche a toccarla. Le accarezzava il viso, come il vento, ma non riusciva ad afferrarla.
Eppure ne aveva così disperatamente bisogno.
Di sentirsi viva. Completa.
Di un istante di serenità.
Un istante privo di pensieri o preoccupazioni.
Un istante di pura luce.
Le sembrava di volteggiare eternamente sulle note sbagliate di una melodia scritta per qualcuno che non era lei.
La sua mente era un posto affollato da pensieri cupi, e la canzone non faceva che trascinarla verso il basso.
Vertiginosamente. Poi lentamente.
Lei voleva soltanto risalire, verso la superficie.
Galleggiare e lasciarsi scaldare dai raggi del sole.
Lasciarsi cullare dalle onde, dalle note giuste.
E danzare.
Vertiginosamente. Poi lentamente.
-
Ma anche quando arrivava, se la lasciava sfuggire, la felicità.
Non sapeva riconoscerla.
Non sapeva viverla.
sabato 12 dicembre 2015
G.
Vorrei tanto vederti sorridere allo stesso modo quando il tuo sguardo incontra il mio, ma il tuo sorriso dice altro.
Piano piano sto imparando a leggere le espressioni del tuo viso, e anche se gran parte di esse riescono a rassicurarmi, ce ne sono alcune che mi riempiono di paura. Perché so che gli sguardi che vorrei ricevere, sono ancora rivolti a lei.
Anche se non la vedi da tempo, anche se le poche volte che l'hai sentita non vi siete detti nulla che potesse far pensare a un'imminente riconciliazione.
Ma la sua presenza è ovunque, quando siamo insieme io e te. La sento più minacciosa che mai, ultimamente.
La sento anche quando non ti vedo, soprattutto quando non ti vedo.
Perché le persone innamorate sono attente a ogni dettaglio. E anche se ti conosco da due mesi, mi rendo conto di conoscere già a memoria i tuoi baci, i tuoi sguardi, i tuoi silenzi, le tue carezze.
E ci sono tante cose che mi dici senza sapere. Vorrei che fossero cose belle, ma non sempre lo sono.
Non lo do mai a vedere, ma nei tuoi occhi ci sono talmente tante cose in grado di ferirmi che non capisco per quale motivo io sia ancora qui. Forse è perché poi mi prendi per mano, fai quel sorriso che tanto mi piace, quello che mi ha fregata fin dal primo momento, e mi sento importante. Più di quanto non lo sia realmente.
Però mi faccio bastare quello, nella speranza che prima o poi tu voglia darmi tutto ciò che io mi sto costringendo a tenere dentro.
"I wonder if things can happen too early or too late or if everything happens at exactly the right time. If so, how sad and beautiful." (Simon Van Booy).
Secondo te due persone che si incontrano al momento sbagliato, possono comunque trovare il modo di far funzionare le cose? Secondo te con i miei modi dolci, con le mie carezze, con i miei sorrisi, riuscirò mai ad entrare nel tuo cuore? Riuscirò a diventare indispensabile anch'io? Riuscirò a venirti in mente nei momenti più improbabili?
Mi chiedo spesso se sarai tu a riempire le mie giornate, il mio futuro. Vorrei tanto che fosse così, sai?
Non so come tu abbia fatto, ma mi hai rubato il cuore ancor prima che me ne accorgessi. Non so cosa sia stato, non so in che momento sia successo. So soltanto che dal primo giorno in cui ci siamo visti, qualcosa dentro di me aveva già capito che saresti diventato il mio posto preferito nel mondo. Inconsciamente sapevo già che ti saresti trasformato in qualcosa di così importante.. Ma nessuno mi ha detto che avrei dovuto lottare contro i fantasmi del tuo passato, ancora così presenti, così tangibili. Se qualcuno mi avesse avvertita, pensi che mi sarei tirata indietro? Io credo di no. Pur essendo il momento sbagliato, sei arrivato quando meno me lo aspettavo, e quando più ne avevo bisogno. Non sarei riuscita ad andare via, così come non sono riuscita a evitare che il mio cuore si lasciasse prendere senza il mio consenso.
Sei arrivato nel momento esatto in cui mi ero convinta che non sarebbe arrivato più nessuno, che forse non ci sarebbe stato nessuno in grado di rendermi felice, di farmi innamorare. Sei arrivato e io neanche ti ho degnato di uno sguardo, convinta che fossi il solito ragazzo che fa finta di essere chi non è solo per portarsi a letto quelle come me. Sei arrivato e non ho fatto altro che rifiutarti e giudicarti. Ma con la tua pazienza e perseveranza mi hai dimostrato che eri tutto il contrario. Che eri esattamente ciò che stavo cercando.
Ci sono così tante cose che vorrei sapere di te, che vorrei poter vivere assieme a te, che la sola idea di non avere un futuro in cui potertele chiedere e fare mi fa star male.
Il mondo non sarà lo stesso se non avrò la possibilità di sapere qual è il tuo piatto preferito, qual è il tuo ricordo più bello di quando eri bambino, quante volte hai visto The Butterfly Effect, se da piccolo avevi paura del buio, quando è stata l'ultima volta che hai pianto per amore, cosa sognavi di diventare da grande, com'è fatta la casa dei tuoi sogni, quante volte guardi le nuvole o le stelle durante la giornata, qual è la tua più grande ambizione.
Non sarà lo stesso, semplicemente perché vorrei poter conoscere e vivere tutto. Con te.
Ma non so se potrò farlo. Non so se vorrai farlo assieme a me. Non so se la mia presenza nella tua vita sarà breve, se mi lascerai andare, se sarai in grado di lasciar andare lei per tenere me.
Ma lo so quanto è difficile lasciarsi alle spalle una storia, una persona, una vita di speranze e progetti assieme. Per questo non riuscirei a darti nessuna colpa, se non dovessi scegliere me. Anch'io mi sono trovata al tuo posto, anch'io so quanto sia difficile dover prendere una decisione. E anch'io ho preso quella sbagliata, come probabilmente farai tu.
Nonostante tutto, però, ho intenzione di provarci. Di restare, perché è ciò che so fare meglio. Di restare e darti tutto ciò che sono in grado di offrire, perché voglio che tu veda che c'è tutto un mondo qui, nel mio cuore. Un mondo che sono disposta a regalarti. Un mondo in cui puoi rifugiarti, crescere, ridere, vivere.
Non lasciarmi andare, senza prima averci provato. Ti prego.
mercoledì 7 ottobre 2015
Gone.
Lo stress e la stanchezza di queste tre settimane si sono riversate su di me come una valanga.
Uno dei miei pensieri fissi in questi giorno è stato "se ci fosse lei sicuramente starei meglio, non mi sentirei così". Ma lei non c'è.
E stranamente non è qui non perché sia stata io ad allontanarla, come faccio spesso con le persone che vogliono starmi accanto. Lei non c'è perché non è una vera amica.
Non lo dico con rabbia o rancore, perché non ce l'ho con lei (a differenza sua). Lo dico solo con tantissima tristezza, perché è sempre brutto rendersi conto che fai tanto per una persona, ma lei alla fine non apprezza quello che fai, ti rinfaccia le cose e oltretutto ti lascia sola. Sì, perché io ci sono stata ogni volta che ha combinato qualche guaio, e l'ho consolata mentre piangeva nonostante entrambe sapessimo che la colpa era solo sua. Non le ho voltato le spalle nel momento più difficile, quando aveva toccato il fondo. Non mi sono mai permessa di giudicarla, anzi. Sono stata a piangere assieme a lei, mi sono preoccupata assieme a lei.
E non lo dico per vantarmi, perché spesso e volentieri anche io mi sono chiusa in me stessa quando qualcuno aveva bisogno di me. Anch'io ho fatto dei torti alle persone a cui tenevo di più. Ma non mi sono mai comportata così. Non ho mai insultato la mia migliore amica, non le ho mai detto che per lei non ci sarebbe stata più speranza, non le ho mai voltato le spalle.
Il bello è che, nonostante tutto, non sono arrabbiata. Non sento il bisogno di urlarlo ai quattro venti che ormai non siamo più amiche e che sono profondamente delusa. A differenza sua. Perché a quanto pare, si sente addirittura in diritto di parlare male di me, di scrivere e pubblicare in continuazione cose per far capire al mondo quanto ce l'abbia con me. Si aspetta perfino delle scuse da parte mia.
Cosa dovrei dirle? Scusa se mi hai chiamata puttana? Scusa se pensi che farò la fine che hai fatto tu? Scusa se per una volta in vita mia ho fatto ciò che mi sentivo di fare e tu mi hai giudicata, pur avendo fatto di peggio per anni interi? Scusa per esserti stata vicina nel momento più difficile della tua vita? Cosa cavolo si aspetta da me? Scrive che faccio pena, che dovrei finire al rogo, che non sono mai stata una vera amica. Ma si aspetta le mie scuse. Mi ha cancellata e bloccata ovunque, ma si aspetta le mie scuse.
Allora io cosa dovrei aspettarmi?
No. Mi dispiace, ma questa volta non cedo. Le uniche persone che ho perso definitivamente se ne sono andate per scelta loro, e sono sempre stata io a soffrire, ma non le ho mai trattenute, perché evidentemente era giusto che andasse così. Io non ho nulla da nascondere e non ho sensi di colpa.
Ha sempre detto che sono troppo buona, ma questa volta sono stanca. Solo stanca.
martedì 26 maggio 2015
"The weight of the world is getting harder to hold up."
Ci ho provato per anni, restandoti accanto. Ho provato a sopportare, a non dire nulla, ho pianto in silenzio, ho avuto paura di perderti, di perdermi. Ricordo che una volta mi sono sfregiata il viso da sola, sperando che se avessi visto la mia sofferenza riflessa anche sul mio corpo, forse avresti capito che mi stavi portando a fondo. Eppure non mi era mai venuto in mente di andarmene, di scappare da una relazione così distruttiva e malata.
Ci ho provato finché le forze non mi hanno abbandonata. E pur non avendo forze ho arrancato per qualche mese, sono rimasta per essere certa che lasciarti fosse davvero l'unica via d'uscita possibile. Ho sperato di cambiare idea, ho atteso finché non mi è stato più possibile restarti accanto.
C'è una canzone (una fra tante altre) che mi fa pensare a te, a come ti senti in questo momento. A come mi sentivo io, senza di te.
-
What doesn't kill you
Makes you wish you were dead
Got a hole in my soul growing deeper and deeper
And I can't take
One more moment of this silence
The loneliness is haunting me
And the weight of the world's getting harder to hold up
It comes in waves, I close my eyes
Hold my breath and let it bury me
I'm not OK and it's not all right
Won't you drag the lake and bring me home again
Who will fix me now?
Dive in when I'm down?
Save me from myself
Don't let me drown
Who will make me fight?
Drag me out alive?
Save me from myself
Don't let me drown
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Ti ricordi cosa sognavamo a sedici anni? Volevamo trasferirci in mansarda, avere una casetta tutta per noi, ma restare comunque vicini a tua madre, perché lo sappiamo entrambi quanto sei mammone ancora. Ci ho creduto davvero in quel sogno. Mi ci è voluto molto coraggio per ammettere che non si sarebbe mai avverato. Che noi due non potevamo andare da nessuna parte. Che non funzionavamo bene assieme.
Vorrei che lo facessi anche tu, vorrei che affrontassi la realtà dei fatti invece di idealizzare il nostro rapporto, idealizzare me. Non è vero che ti sentivi vivo solo quando mi vedevi sorridere. Non è vero. Altrimenti non avresti passato tre anni a farmi piangere. Non è vero che non puoi vivere senza di me. E' che non vuoi vedermi andare avanti con la mia vita, senza te.
Mi hai fatto così tanto male. Non quando mi lasciavi, ma quando tornavi.
Mi hai fatto vivere tre anni nell'ansia perenne che ogni volta potesse essere l'ultima. Che quando sparivi dalla mia vita, era per sempre. Non si tornava più indietro. E invece tornavi, tornavi ogni volta, e io mi sentivo morire dalla felicità all'inizio. Ma poi invece di sentirmi felice pensavo "perché? perché l'ha fatto? stavo ricominciando a vivere. stavo ricominciando a sorridere anche da sola" e così mi portavi di nuovo giù, in quel vortice di sofferenza dal quale non vuoi ancora uscire.
Perché no, non è vero che nella tua vita va tutto bene e l'unica cosa che manca è la mia presenza. Non stai bene, non ti sei ripreso. Se così fosse, non avresti passato gli ultimi cinque mesi a piangermi addosso nel tentativo di farmi tornare. Tu vuoi soffrire perché ora ti manco io, ma so che se tornassi non cambierebbe nulla. Troveresti un nuovo pretesto per non stare bene.
O forse no, ma ormai non mi fido di te. Non mi fido di noi.
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What doesn't destroy you
Leaves you broken instead
Got a hole in my soul growing deeper and deeper
And I can't take
One more moment of this silence
The loneliness is haunting me
And the weight of the worlds getting harder to hold up
It comes in waves, I close my eyes
Hold my breath and let it bury me
I'm not OK and it's not all right
Won't you drag the lake and bring me home again
Who will fix me now?
Dive in when I'm down?
Save me from myself
Don't let me drown
Who will make me fight?
Drag me out alive?
Save me from myself
Don't let me drown
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Mi chiedo spesso cosa sarebbe successo se non ti avessi perdonato la prima volta che mi hai lasciata; per un motivo così banale, poi. Forse a quest'ora saresti più felice anche tu. Forse non avresti perso quasi dieci chili perché la mia assenza ti ha chiuso lo stomaco. Forse non ti saresti fatto quel tatuaggio. Forse non avresti ancora pianto per la prima volta dopo il funerale. Forse tua madre sarebbe più tranquilla.
Sono convinta che se soltanto lo volessi, potresti stare veramente bene adesso. Potresti far star bene anche me, facendo quello che non hai mai fatto fino ad ora: lasciarmi libera.
lunedì 27 aprile 2015
Costanti.
Questa, purtroppo, è la costante principale della mia vita.
Non sono mai in grado di trattenere le persone al mio fianco, che sia uno sconosciuto incontrato per caso al supermercato, il mio migliore amico o l'amore della mia vita. Prima o poi - più prima che poi - finiscono per sparire tutti, lasciandomi sola. Quasi nessuno riesce a inventarsi una scusa valida, quasi nessuno riesce a convincermi del fatto che non sia colpa mia.
Quindi arrivo sempre alla stessa conclusione: non sono mai abbastanza.
Non sono abbastanza brava, abbastanza bella, abbastanza simpatica, abbastanza socievole, abbastanza estroversa, abbastanza coraggiosa, abbastanza forte.
Mi dico che se fossi abbastanza una di queste cose, probabilmente la gente avrebbe qualche motivo in più per restare, mentre in vece finora non l'ha mai fatto nessuno.
Seconda scelta.
Ecco la seconda costante della mia vita. Non sono mai stata la prima scelta di nessuno. Le rarissime volte in cui mi è capitato di esserlo, poi è successo che sono tornata alla prima costante: ovvero il non essere mai abbastanza. Oppure ho rovinato tutto io, per qualche altro motivo.
Fatto sta, che ogni volta che qualcuno ha scelto me è stato perché ero rimasta solo io. Un po' come quando a scuola, durante l'ora di ginnastica, la classe doveva dividersi in due squadre. Si sceglievano i capitani e iniziavano a chiamare i compagni, uno alla volta, per formare le squadre. Non importava quanto potessi essere brava in quel gioco, quanto potessi essere motivata e pronta quel giorno, venivo sempre lasciata come ultima scelta. Quando mi diceva bene ero penultima, ma nessuno ha mai pronunciato il mio nome per primo.
E così mi è successo fino ad ora, anche fuori dalla scuola: sono quella di cui si ricordano tutti quando i fidanzamenti vanno a rotoli, quando litigano con il migliore amico, quando sono usciti e non sono riusciti a rimorchiare nessuno, quando la ruota di scorta gli ha dato buca, quando nemmeno il cane li caga più.
E' così. Ormai ho assimilato questo fatto più di un anno fa e mi sono resa conto che è sempre stato così. Sempre.
Insomma, non sono mai stata una persona molto fortunata. Non intendo fare la vittima, perché come ho detto prima, sono stata anche io, spesso, a rovinare le situazioni che andavano bene. Forse proprio perché non ero abituata a vedere che tutto filasse liscio, forse perché non so gestire ciò che non diventa caotico dopo poco o forse perché nonostante mi lamenti sempre, tutto ciò che non è problematico non mi piace veramente. Non so.
So soltanto che anche questa volta mi è andata male. Il sogno più grande e bello di tutti, si è in parte realizzato, ma poi si sono presentate a braccetto le due costanti per ricordarmi che era tutto troppo bello per essere vero, e io sarei stata l'eterna seconda scelta, perché non ero abbastanza per competere contro una persona così importante.
E quindi, eccomi qui: di nuovo al punto di partenza.
Con il cuore un po' più ammaccato di tre mesi fa, le lacrime che fanno a gara per vedere chi scende più velocemente sulle guance...ma questa volta anche alcuni, piccoli, ricordi che nonostante tutto mi faranno sorridere per sempre.